giovedì 22 ottobre 2015

3.1. Il vagone freudiano e il treno marxista-leninista - Parte XXI - Tratto da «Moneta, rivoluzione e filosofia dell'avvenire. Nietzsche e la politica accelerazionista in Deleuze, Foucault, Guattari, Klossowski» (Rizosfera/Obsolete Capitalism Free Press, 2016)

Il vagone freudiano e il treno marxista-leninista

3.1. - Parte XXI -
Tratto da «Moneta, rivoluzione e filosofia dell'avvenire. Nietzsche e la politica accelerazionista in Deleuze, Foucault, Guattari, Klossowski» (Rizosfera/Obsolete Capitalism Free Press, 2016)
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Guattari con una fulminea battuta - “non potevamo accontentarci di agganciare un vagone freudiano al treno del marxismo-leninismo” (ID, 276) - posiziona, dislocando, gli autori dell’Anti-Edipo rispetto alla teoria del desiderio freudiano e alla teoria politica marxista. Il desiderio, per Deleuze e Guattari, non può essere la semplice somma di Marx e Freud, del marxismo e del freudismo: “I rapporti di produzione e i rapporti di riproduzione partecipano alla stessa coppia di forze produttive e di strutture anti-produttive. Si tratta di far passare il desiderio dalla parte dell’infrastruttura, dalla parte della produzione, e allo stesso tempo di far passare la famiglia, l’io e la persona dalla parte dell’anti-produzione. Questo è il solo mezzo per evitare che il sessuale resti definitivamente tagliato fuori dall’economico” (ID, 276). In risposta al quesito molecolare n.4, cioè al «come» una riflessione politico-filosofica aderente al reale riesca a coniugare la dimensione economica e il «piano» rivoluzionario in un disegno coerente, vanno individuati nell’opera di Deleuze e Guattari alcuni concetti che stanno alla base della configurazione del passaggio «accelerazionista» di La macchina capitalistica civilizzata. Bisogna quindi chiedersi cosa intendono Deleuze e Guattari per «economia», «valore», «moneta» e «soggetto rivoluzionario», dato che tutto lo svolgimento di La macchina capitalistica civilizzata oscilla tra queste quattro cardinalità; ma soprattutto come queste vengano lette alla luce dell’asse Nietzsche-Klossowski del frammento «accelerazionista» I forti dell’avvenire. Se nel frammento 10 [17] - (O, VIII/2, 113-14 - NCV, [II], 218-19) - un testo che Klossowski enuclea tra i frammenti «accelerazionisti» del Grande Processo - Nietzsche presenta l’avvilimento dell’essere umano nel processo di livellamento in corso nella società industriale del XIX secolo, e ne mette in mostra i caratteri di «deficit», «spesa», «sfruttamento», «senso», «gestione», «ristagno», «lusso» e «consumo», utilizzando categorie strettamente economiche, vuol dire che ha chiaro in mente un concetto di «oikonomia» che travalica sia il concetto di economia liberale, il pensiero classico di Smith, Ricardo e, soprattutto, Mill, che la critica di economia politica che va costruendo il socialismo e, in particolare, il marxismo. Per Nietzsche la «macchina al servizio di questa economia», l’«enorme ingranaggio di ruote sempre più fini, sempre più sottilmente adattate» (O, VIII/2, fr. 10 [17]) produce un surplus e un movimento inverso all’esistente, il divenire-superfluo, che comporteranno - movimento e produzione - una comunità di uomini inassimilabili che sarà la futura forma superiore d’essere. La prima considerazione di Klossowski, nell’intervento Circulus vitiosus, è relativa alla visione del «sovrappiù» di Nietzsche - il surplus, l’eccedente che altri, in differenti ambiti, chiamano plusvalore:
Il sovrappiù appartiene alla visione di Nietzsche ed è colto da lui come una caratteristica della nostra attualità: gli uomini del superfluo, coloro che creano fin d’ora e da sempre il senso dei valori dell’esistenza (considerazione assai paradossale da parte di Nietzsche), formano una gerarchia per così dire occulta, per la quale lavora la pretesa gerarchia degli attuali dirigenti. Sono costoro i veri schiavi, che svolgono il lavoro più penoso”  (CV - aut-aut n. 267-268 - p. 62).
C’è però un’altra conseguenza, ancora più clamorosa, che deriva dal confronto tra gregarietà e singolarità nel movimento economico della «errata selezione darwiniana», e dunque del libero gioco di specie e memoria, che Klossowski argomenta in tal modo in commento al frammento 10 [145] (O, VIII/2, p.180), sempre dell’autunno 1887:

Il caso singolo rappresenta sotto questo riguardo l’oblio delle esperienze anteriori, che sono state ormai assimilate dalle pulsioni gregarie al punto di diventare inconsce - e dunque di essere represse dalla censura imperante - o respinte invece come inassimilabili sia dalle condizioni d’esistenza della specie, sia dall’individuo all’interno della specie. Per Nietzsche, il caso singolo riscopre così, in modo «anacronistico», un’antica condizione di esistenza che si risveglia in lui solo perché la condizione attuale non corrisponde allo stato pulsionale che in qualche modo si è affermato attraverso lui. Questo stato singolare, anacronistico solo rispetto al livello istituzionale della gregarietà, può dar luogo, a seconda della sua forza d’intensità, a una disattualizzazione dell’istituzione che viene denunciata anch’essa come anacronistica. Che ogni realtà in quanto tale si disattualizzi in rapporto al caso singolo, provocando un’emozione che condiziona il comportamento del soggetto fino a costringerlo all’azione, è un fatto capace di modificare il corso degli avvenimenti, secondo un circuito di possibilità che saranno assunte da Nietzsche come dimensione del suo pensiero; via via che ne coglie la periodicità nella storia, si disegna a chiare linee il progetto di un complotto sotto il segno del Circolo Vizioso” (NCV [II], 115-16).

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