giovedì 15 ottobre 2015

2.6. Liberazione di tutte le maschere. Nietzsche galore! - Parte XIV - Tratto da «Moneta, rivoluzione e filosofia dell'avvenire. Nietzsche e la politica accelerazionista in Deleuze, Foucault, Guattari, Klossowski» (Rizosfera/Obsolete Capitalism Free Press, 2016)

Liberazione di tutte le maschere. Nietzsche galore!
2.6. - Parte XIV -
Tratto da «Moneta, rivoluzione e filosofia dell'avvenire. Nietzsche e la politica accelerazionista in Deleuze, Foucault, Guattari, Klossowski»
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Per sciogliere gli enigmi molecolari n. 2 (errata citazione di Nietzsche) e n. 3 (il senso del ‘non aver ancora visto nulla’) manca ancora la nozione di «flusso» e il chiarimento del rapporto tra desiderio, libido e inconscio. Per «flusso» Deleuze e Guattari intendono «processo»: “Il processo è ciò che noi chiamiamo flusso. Ancora una volta il flusso è una nozione di cui abbiamo bisogno in quanto nozione qualunque, non qualificata. Potrebbe essere un flusso di parole, di idee, di merda, di denaro, potrebbe essere un meccanismo finanziario o una macchina schizofrenica: supera qualsiasi dualità” (ID, 278); per quanto concerne il rapporto tra l’inconscio, la libido e il desiderio, Deleuze così ne descrive la genesi: “Guattari ebbe assai presto l’idea che l’inconscio si rapporta direttamente a tutto un campo sociale, economico e politico, piuttosto che alle coordinate mitiche e familiari invocate tradizionalmente dalla psicoanalisi. Si tratta della libido in quanto tale, come essenza di desiderio e di sessualità: la libido investe e disinveste i flussi di ogni natura che scorrono nel campo sociale, che opera delle rotture di questi flussi, dei blocchi, delle fughe, delle ritenzioni. Senza dubbio essa non opera in maniera manifesta, alla maniera degli interessi obbiettivi della coscienza e delle concatenazioni della causalità storica; ma dispiega un desiderio latente coestensivo al campo sociale, che comporta delle rotture di causalità, delle emergenze di singolarità, dei punti di arresto come di fuga” (ID, 245). Vediamo ora di analizzare l’uso necessario di Nietzsche adversus il Marxismo e il Freudismo nel cuore del passaggio accelerazionista. Deleuze gioca consapevolmente Nietzsche contro Marx e Freud. Si tratta di una chiara scelta politica: non si tratta di un errore, ma di una scelta consapevole. Vediamo di spiegarne i motivi. Per Deleuze «il capitalismo si basa su una decodificazione generalizzata dei flussi», ma ciò che più importa è «l’organizzazione del potere»: ma che cos’è per Deleuze «l’organizzazione del potere»? “E’ l’unità del desiderio e dell’infrastruttura economica” (ID, 335); qui si esplicita la critica fondamentale al marxismo ortodosso, alle sue pretese ideologiche di mettere i fenomeni di desiderio nella sovrastruttura. Non solo, ma la critica di Deleuze e Guattari coinvolge anche il maggiore strumento che il movimento comunista si è storicamente dato per raggiungere i propri scopi, il partito. Per i due filosofi parigini il Partito Comunista non è che un’organizzazione di potere, anzi, la considerano la nuova organizzazione del potere repressivo (ID, 335): per questo motivo ne rifiutano il ruolo d’avanguardia di sintesi esterna che il Partito si è ritagliato fin dai tempi di Lenin (ID, 339 e 342). Siamo quindi in presenza di un doppio rifiuto da parte di Deleuze e Guattari: il primo è il rifiuto della classica bipartizione di Marx di struttura e sovrastruttura, vale a dire il rifiuto del materialismo storico in cui è primaria la struttura economica, espressione dei rapporti di produzione; il secondo è il rifiuto della teoria leninista del Partito come guida del proletariato e «coscienza politica di classe» cioè il rifiuto di una macchina analitica esterna alla classe operaia e al processo rivoluzionario. E’ a questo punto che nel passaggio accelerazionista si fa avanti Nietzsche, la persona concettuale di Nietzsche. Perché è convocato in un paragrafo che, a ragion di logica, non lo dovrebbe riguardare, se non marginalmente? Perché Nietzsche è il maestro riconosciuto della disgregazione generalizzata dei codici e per Deleuze e Guattari la «teoria generalizzata dei flussi schizofrenici» deve sostituirsi alla vetusta teoria marxista-leninista quale teoria necessaria per analizzare il capitalismo, soggetto reale che si basa sulla «decodificazione generalizzata di tutti i flussi». Per Deleuze e Guattari, ammesso e concesso che Marx, Freud e Nietzsche siano i padri - la trinità ringhia Deleuze - del pensiero occidentale contemporaneo, la chiusura verso i primi due padri è netta: “Da parte nostra, non desideriamo partecipare a nessun tentativo che s’inscriva in una prospettiva freudo-marxista. Per due ragioni. La prima è che, in definitiva, un tentativo freudo-marxista procede generalmente da un ritorno alle origini, cioè ai testi sacri, testi sacri di Freud, testi sacri di Marx. Il nostro punto di partenza deve essere del tutto diverso: non rivolgersi a testi sacri più o meno da interpretare, ma rivolgersi alla situazione qual è, situazione dell’apparato burocratico nel marxismo, e dell’apparato burocratico nella psicoanalisi, tentativo di sovvertire tali apparati. (...) La seconda ragione che ci distingue da ogni tentativo freudo-marxista è che simili tentativi si propongono soprattutto di riconciliare due economie: economia politica ed economia libidinale o desiderante. (...) Il nostro punto di vista è che non c’è che una sola economia, e che il problema di una vera analisi anti-psicoanalitica [ un termine sostitutivo di schizoanalisi che Deleuze e Guattari adottano dopo l’Anti-Edipo ] è di mostrare come il desiderio inconscio investa le forme di questa economia. E’ la stessa economia che è economia politica ed economia desiderante” (ID, 351). Nel convegno di Cerisy-la-Salle del luglio 1972, «Nietzsche aujourd’hui?», successivo di qualche mese all’uscita nelle librerie dell’Anti-Edipo, Deleuze esprime nel suo intervento, intitolato Pensiero Nomade, un concetto fondamentale ai fini della nostra ricerca. Si tratta di un testo magnifico, giustamente celebre, seppur breve: in questo saggio Deleuze afferma che “di fronte al modo in cui le nostre società si decodificano, i cui codici fuggono da tutte le parti, Nietzsche è colui il quale non cerca di operare una ricodificazione” (ID, 321). Sempre nel testo di Pensiero nomade, Deleuze offre la spiegazione cruciale della propria scelta di campo nietzscheana: “Ora, se si considera non la lettera di Marx e Freud, ma il divenire del marxismo o il divenire del freudismo, si può vedere come si siano lanciati paradossalmente in una specie di tentativo di ricodificazione: ricodificazione mediante lo stato nel caso del marxismo («siete malati a causa dello stato, e guarirete grazie allo stato», non sarà lo stesso stato) - ricodificazione mediante la famiglia (essere malati di famiglia e guarire grazie alla famiglia, non la stessa famiglia). E questo fa sì che, all’orizzonte della nostra cultura, il marxismo e la psicoanalisi siano davvero le due burocrazie fondamentali, l’una pubblica e l’altra privata, il cui fine è di operare alla meno peggio una ricodificazione di ciò che all’orizzonte non cessa di decodificarsi. Per quanto riguarda Nietzsche, al contrario, le cose non stanno affatto così. Il suo problema è altrove. Attraverso tutti i codici, del presente, del passato e del futuro, si tratta nel suo caso di far passare qualcosa che non si lascia e non si lascerà codificare (ID, 320). Questo «qualcosa» che deve passare ma che non si lascia codificare sono le intensità dell’inconscio prodotte dalle pulsioni primarie dei singoli individui. E’ questo il Nietzsche che si presenta al rendez-vous con il passaggio riguardante quale «via rivoluzionaria decodificata» intraprendere. All’appuntamento con «l’accelerazione del processo», sotto i baffi, il suo sorriso inizia a brillare.

( segue QUI )

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