sabato 6 giugno 2015

Per una teoria delle minoranze: La minoranza attiva di Moscovici - Parte VI - (tratto da Archeologia delle minoranze: Intervista con Franco Motta - uscita prevista Settembre 2015)


La minoranza attiva di Moscovici 

di Obsolete Capitalism

Nell'hommage proposto a un anno dalla morte del sociologo franco-rumeno, Annick Ohayon (À Serge Moscovici, 1925-2014) ci ricorda come il tema del potere delle minoranze sia stato "legato alla sua esperienza del razzismo. Per Moscovici, gli Ebrei non avevano, nella società dell'Europa dell'Est da cui provenivano, che tre vie d'uscita: la prima, interiore, nella religione; le altre due, esteriori, nel sionismo e nel marxismo. Scelse la terza (entrò nel Partito Comunista a 14 anni), poi una quarta: l'esilio". Serge Moscovici nel saggio Psicologia delle minoranze attive (1982) ha ribaltato la concezione dei fenomeni di sottomissione, conformità e obbedienza applicati alle minoranze. Le minoranze attive, secondo le analisi dello psicologo sociale, hanno elaborato empiricamente una psicologia dell'influenza sociale che determina un positivo effetto di azione e retro-azione sulla collettività. Qualsiasi sia la forma assunta dalla minoranza attiva, questa appare in grado di condizionare la maggioranza - definita da Moscovici maggioranza normativa - e favorire così un cambiamento graduale nelle opinioni, nei giudizi e negli atteggiamenti individuali, a patto che la minoranza eserciti posizioni alternative chiare, coerenti e reiterate nel tempo. Sono cinque, dunque, le caratteristiche essenziali che una minoranza attiva deve avere: chiarezza, coerenza e costanza relative alla propria posizione, fedeltà e compattezza relative al proprio gruppo. Le minoranze attive posseggono un codice proprio che ripetono coerentemente nel tempo, enunciandolo come antagonistico al codice dominante. L'approccio di Moscovici è rilevante ai nostri fini in quanto 'dipinge' le minoranze come agenti sociali attivi, il che aiuta il sistema nel proprio dinamismo volto alla trasformazione perpetua; anziché accreditare le minoranze come residui inerti o segmenti devianti della collettività, Moscovici ne propone una versione energicamente positiva. Rimane un'ultima considerazione sull'individuo contemporaneo e sul suo carattere mimetico, causato dalla schiacciante tendenza all'omologazione: in pubblico egli si conforma alla pressione pro-coesione sociale, in privato opta per l'innovazione e la trasgressione contro l'ordine simbolico prevalente. Tale atteggiamento trova la sua espressione più compiuta, in democrazia, nel voto segreto dell'urna elettorale.  
( segue QUI )


(tratto dall'e.book Archeologia delle minoranze. Intervista con Franco Motta su "Elogio delle minoranze" - in uscita a Settembre 2015)

picblog: Ryoichi Kurokawa - Syn_2014 (fragment)

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