martedì 19 marzo 2013

Ernesto Laclau - La ragione populista - Laterza, It, 2008


Tesi di fondo del libro che il lettore ha tra le mani è che: a) il politico coincide con la costruzione del popolo, costruzione che consiste nel fissarne i confini e nell’identificarli a un nome, ‘punto nodale’ di una catena di domande insoddisfatte; b) non ha più senso allora chiedersi se un certo movimento politico sia o non sia populistico, poiché il politico è il populismo. Ciò significa che la politica – a dispetto di quanto noi oggi tendiamo a pensare – è una faccenda di capi, di leader, di prìncipi.
Dall’Introduzione di Davide Tarizzo
ntroduzione. Populismo: chi starà ad ascoltare? di Davide Tarizzo -Prefazione Parte primaLa denigrazione delle masse - 1. Populismo: ambiguità e paradossi - 2. Le Bon: suggestione e rappresentazioni distorte - 3. Suggestione, imitazione, identificazione - Parte secondaCostruire il «popolo» - 4. Il «popolo» e la produzione discorsiva del vuoto - 5. Significanti fluttuanti ed eterogeneità sociale - 6. Populismo, rappresentazione e democrazia - Parte terzaVariazioni populiste - 7. La saga del populismo - 8. Ostacoli e limiti alla costruzione del «popolo» - Conclusioni - Note - Indice analitico
Descrizione
In queste pagine Laclau, teorico della politica internazionalmente noto, offre al lettore una sorta di compendio del suo pensiero filosofico e politico sui rapporti tra democrazia, populismo e dinamiche di formazione delle identità collettive. Il volume si struttura in tre parti. La prima ripercorre a grandissime linee la storia primonovecentesca della psicologia delle masse. Nella parte centrale Laclau elabora un modello teorico del tutto originale, che si muove a cavallo tra la teoria politica di Gramsci e quella psicanalitica di Freud e Lacan. Nella terza e ultima parte l'autore passa in rassegna una interessante casistica storica di "incroci" tra democrazia e populismo: dalla vicenda italiana della Lega Nord - la cui ascesa è esaminata sullo sfondo della crisi del Partito Comunista Italiano e del crollo simultaneo della Democrazia Cristiana, all'inizio degli anni Novanta - ai regimi populistici dell'America Latina, da Perón a Vargas.
La prima opera di Laclau tradotta in Italia presenta una serie di importanti spunti per conoscere il pensiero di questo intellettuale, "post-marxista" argentino, docente a Essex e Northwestern, nonché autore, insieme alla compagna Chantal Mouffe, di alcuni fra i più incisivi saggi politici degli ultimi decenni. Laclau giudica la categoria del populismo ricca di valore cognitivo, ma vittima, in molti autori, di una forte "dispersione linguistica" e di una sistematica "denigrazione etica". Nonostante qualche psicologismo, in una brillante analisi per gradi, giunge in primo luogo a individuare nel populismo una "logica sociale" e una vera dimensione della cultura politica, come spiega anche Davide Tarizzo nell'introdurre questo saggio, in coda al quale non mancano alcuni approfondimenti su quello che, agli occhi dell'autore argentino, è stato il populismo in quanto fenomeno di politica trasversale nelle sue manifestazioni storiche. Ricostruendo il dibattito di fine Ottocento su delinquenza, patologia e psicologia della folla, Laclau passa inoltre al vaglio le posizioni di Le Bon, Taine, Tarde, McDougall e Freud, il quale elaborò l'idea di "identificazione", giudicata cruciale per capire le dinamiche del populismo e la sua conversione delle "domande democratiche", di impronta egemonica, in "domande popolari", di sfida a questa stessa egemonia: questo perché il populismo, nota Laclau, nascendo da un investimento affettivo volto a colmare un vuoto politico, prevede la divisione della scena sociale in due fronti contrapposti, un "noi" e un "loro", con il primo a fare della lotta il contenuto stesso della propria protesta.
Daniele Rocca (l'indice)

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